Scroll Top
Marocco. Roberto Polillo. Fotografie 2005-2018
07 MARZO 2020 – 27 SETTEMBRE 2020
MUSEC, VILLA MALPENSATA, SPAZIO MARAINI

L’esposizione avvia gli eventi di una stagione culturale che il MUSEC dedica al Marocco, alle arti, alla gente, alle suggestioni formali che il paesaggio e la storia di questo Paese hanno donato alla cultura dell’Occidente. Roberto Polillo è un fotografo-viaggiatore, sempre alla ricerca dello “spirito dei luoghi”. Le sue immagini del Marocco, fortemente impressioniste, fanno rivivere atmosfere piene di magia e di colore, dove risaltano architetture centenarie e figure sfuggenti tra tradizione e mutamento. L’esposizione è il frutto di un progetto di ricerca visiva che il MUSEC ha avviato nel 2015; essa parte dalla considerazione che lo sguardo del fotografo è capace di oltrepassare gli stereotipi orientalisti, per cogliere più intimamente i valori di un esotismo che costituisce la tendenza generica e universale dell’animo che porta gli uomini a desiderare ciò che è straniero e sconosciuto. Tutte le opere in esposizione e in catalogo derivano da fotografie scattate da Roberto Polillo durante sette viaggi in Marocco, tra la fine del 2005 e il 2018. Le fotografie originali sono state realizzate con le macchine fotografiche professionali digitali CANON EOS 5D (2005-2008), CANON EOS-1 Ds Mark III (2008-2012), CANON EOS 5DSr (2018). La resa dell’effetto «mosso» segue un procedimento artistico che intende restituire l’idea di una percezione spaziale alterata. La camera è mossa da lievi movimenti che incidono l’immagine con linee fluide mantenendo tuttavia un’alta nitidezza.

Biografia dell’artista
Roberto Polillo è nato a Milano nel 1946. Il padre Arrigo, critico, storico e promotore del jazz, fu prima redattore capo e poi direttore della rivista Musica Jazz. Proprio a seguito all’attività del padre, Roberto fin da giovanissimo iniziò a conoscere e usare la fotografia, immortalando dal 1962 al 1974 oltre un centinaio di concerti dei maggiori artisti del jazz del tempo che si esibivano in Italia. Tali scatti sono stati pubblicati numerose volte in riviste, libri e CD, oltre che in Rete. Il suo libro fotografico Swing, Bop & Free (2006) presenta una selezione di immagini di oltre 100 musicisti attivi durante gli Anni Sessanta, immagini corredate da testi e citazioni del padre Arrigo e di altri autori.
Tuttavia, a partire dagli Anni Settanta, fu l’innovativo mondo dell’informatica a tracciare la vita professionale di Roberto Polillo, che divenne imprenditore, consulente e manager nel settore del software e dei servizi di informatica, nonché co-fondatore e amministratore delegato di Etnoteam, un gruppo di società di servizi di informatica e di Internet, tra cui INET.
Al contempo, Polillo è stato anche docente universitario per 41 anni (dal 1974 al 2015), dapprima nell’ambito dell’ingegneria del software e in seguito di Internet, reggendo da titolare diversi insegnamenti all’Università Statale di Milano e all’Università degli Studi di Milano Bicocca.
Nei lunghi anni dedicati alle aziende del gruppo Etnoteam, Polillo ha continuato a frequentare solo saltuariamente la fotografia, in modo amatoriale. Ha ripreso a praticarla in modo più ampio a partire dal 2003, dopo aver lasciato l’attività manageriale. Proseguendo in qualche modo l’esperienza fotografica legata al mondo dello spettacolo, si è dedicato inizialmente a fotografare diversi festival di artisti di strada e a documentare le realizzazioni della street art, in Italia e all’estero, per dedicarsi poi estesamente alla fotografia di viaggio. Viaggiare, infatti, è stato ed è un altro dei grandi interessi di Roberto Polillo che, ad oggi, ha visitato oltre 60 Paesi. Questi viaggi sono diventati più frequenti in concomitanza con l’emergere della fotografia digitale, all’inizio degli Anni Duemila. Durante il suo secondo viaggio in Marocco, alla fine del 2005, Polillo ha sperimentato casualmente quella che diventerà poi nota come tecnica ICM (Intentional Camera Movement): attraverso un fortunato «errore» d’impostazione dell’apparecchio fotografico, l’immagine risulta caratterizzata da un effetto mosso. Le immagini sono riprese con lunghi tempi di esposizione muovendo la fotocamera durante lo scatto: ne scaturiscono rappresentazioni di grande fascino e dall’aspetto pittorico, molto diverse dalle tradizionali fotografie di viaggio e anche dalle fotografie analogiche in bianco e nero che Polillo aveva scattato per i musicisti jazz. È nato così il progetto Impressions of the World, un’avventura artistica che ha portato l’artista in oltre 25 Paesi, da Venezia al Medio e all’Estremo Oriente, al Nord America e all’America Centrale. Nel progetto Future & The City, Roberto Polillo esplora invece ipotesi visive sulle città del futuro.
Con la morte della moglie Patricia – avvenuta nel giugno del 2014 – la fotografia, che era sempre stata un’attività collaterale a quella professionale di Polillo, diventa la sua attività principale, come dimostra anche il forte incremento dell’attività espositiva e la pubblicazione di vari libri fotografici. Nell’ambito dei progetti Impressions of the World ha finora pubblicato i libri Visions of Venice (2016) e Future & The City (2017). Le immagini sono state esposte in varie mostre personali a Venezia, Milano, Trieste e Parigi e presentate in importanti fiere d’arte in Italia e negli Stati Uniti. Nel 2016 gli è stato attribuito il Lifetime Achievement Award da parte della EBA-European Business Association nell’ambito del Concorso European Business Award.
Oggi Roberto Polillo vive fra Milano, Roma e Miami, alternando l’attività di indirizzo della Fondazione P&R a un intenso impegno nell’ambito della fotografia di viaggio e della valorizzazione del corpus di fotografi e jazz.

Il percorso espositivo
Il percorso espositivo, riflesso nella sequenza delle opere in catalogo, intende suggerire al fruitore una serie di piani di lettura che corrispondono allo sviluppo della ricerca visiva di Polillo così come la possiamo dedurre dall’intero corpus da cui sono state tratte le opere in esposizione e così come scaturito dall’analisi antropologica delle opere. L’approccio scelto per presentare le opere si rifà al tema dell’avvicinamento alla cultura e all’esperienza soggettiva della visione.

Introduzione – La sezione introduce il pubblico all’opera di Polillo, intesa come espressione di un avvicinamento alla cultura ma anche come rivelazione di una propria intimità.

La molteplicità nello spazio – Lo spazio rappresentato dall’opera di Polillo è uno spazio ben definito: le merlature, i portici, le antiche mura rimandano a una visione esotica e senza tempo del Marocco. Rappresentando silenti architetture millenarie o luoghi affollati, l’artista cerca di rappresentare la duplice esistenza della coscienza dell’individuo: solitaria eppure molteplice.

Il movimento: dal quotidiano alla storia – All’interno delle sue opere lo spazio descritto dall’artista esprime una modulazione del dinamismo. Il movimento della vita quotidiana è delineato da figure fluide e fugaci, che marcano col loro passaggio lo sfondo simbolico della storia.

Le quinte dell’anima – Come un acquerello, la fotografia di Polillo descrive i muri degli edifici, le pareti dei vicoli, le arcate come quinte sceniche in cui si svolgono le azioni della vita quotidiana e dove si muovono i fantasmi consci e inconsci dell’artista stesso.

La realtà sfiorata – La verticalità del formato delle fotografie è lo strumento prediletto dall’artista per segnalare un avvicinamento spaziale e emotivo più marcato. Rispetto all’occhio del fotografo i soggetti degli scatti restano, nonostante l’avvicinamento, segnati da una certa distanza che marca in questo modo la percezione di un’«alterità» da cui continua a scaturire il fascino del Marocco.

«Esovisioni» è un ciclo dedicato alle peculiarità e ai percorsi della visione delle culture attraverso l’obiettivo fotografico. L’ipotesi di lavoro è che il fotografo, prendendo a pretesto l’immagine esotica abbia, in modo consapevole o inconsapevole, restituito una propria visione interiore, fecondando l’immaginario collettivo di immagini ad arte e stereotipi delle diverse realtà culturali.