HELENEUM – LUGANO
La mostra accompagna il pubblico del MUSEC nella scoperta dei modi in cui il mondo infantile descrive il tema delle modificazioni di misura e di proporzione degli oggetti -in sintesi, della loro «miniaturizzazione» e della loro «megalizzazione»- quali strategie che gli uomini adottano in tutte le culture, secondo diverse modalità, per comprendere e per controllare il mondo. Un concetto complesso che, inteso in senso antropologico, costituisce una novità per l’elaborazione di un progetto educativo ed artistico – esplorandone i vari significati e valori e i diversi ambiti in cui si manifesta: dalle sculture rituali, ai giocattoli, dall’architettura alla letteratura, dai souvenir alle opere d’arte.

Durante l’arco di sei mesi i bambini di tre classi di Scuola elementare di Lugano (Probello e Lambertenghi) e due classi di Scuola dell’infanzia (Barbengo e Gemmo), affiancati dalle docenti e dagli operatori didattici, hanno esplorato a lungo i concetti e i significati di «miniaturizzazione» e «megalizzazione» mediante una serie di visite al Museo e di approfondimenti in classe. I temi trattati si sono rivelati inconsapevolmente molto vicini all’esperienza dei bambini. Il rapporto con il «piccolo» e il «grande» è, infatti, parte concreta e costante della loro vita quotidiana: i banchi di scuola, i vestiti, i mobili della loro cameretta e, in un certo senso, i loro stessi compagni, sono «miniature» costantemente sotto i loro occhi.
Nel loro mondo in miniatura, quello dei loro giochi e dei loro mondi virtuali, i bambini si sentono a proprio agio e possono muoversi con maggiore tranquillità e libertà, rispetto al mondo degli adulti. Lo spunto del lavoro, oltre a oggetti noti ai bambini e da loro già comunemente utilizzati (mappamondo, souvenir, peluche), sono state le opere d’arte etnica conservate al Museo, in particolare, l’enorme carro cerimoniale (ratha) utilizzato in India per portare in processione le sculture degli dèi, ma anche le piccole sculture raffiguranti gli antenati e l’enorme maschera di capanna dell’area del fiume Sepik (Nuova Guinea), le grandi raffigurazioni degli spiriti dell’igname delle colline di Maprik (Nuova Guinea) e molti altri esempi osservati, discussi e poi riprodotti dai bambini nel dettaglio.
Al termine del percorso educativo, i bambini della Scuola dell’infanzia hanno realizzato un’opera collettiva: un’enorme pioggia colorata che cade sull’Uli -lo spirito propiziatore dei fenomeni metereologici una volta venerato dalle culture della Nuova Irlanda- che tanto li ha affascinati durante la visita al Museo e che si sono divertiti a riprodurre, ingigantendolo.
Le tre classi di scuola elementare hanno invece creato tre dipinti «megalizzati», frutto di un lavoro collettivo, che ha permesso ai ragazzi di comprendere, oltre al tema del progetto, anche l’importanza dell’apertura, della collaborazione e dell’aiuto reciproco, favoriti dalla necessità di costruire qualcosa di «grande». Il lavoro individuale che ha condotto alla realizzazione di un dipinto in miniatura, ha invece condotto i bambini ad addentrarsi nella propria fantasia, nel proprio mondo interiore, racchiudendone una parte piccolissima, ma che caratterizza fortemente ogni singolo bambino, in un quadrato di cartone di 10 x 10 cm. La mostra, allestita al pianterreno del MUSEC, oltre alle opere realizzate dai bambini, espone alcune opere significative del Museo e presenta una serie di immagini che contestualizzano il lavoro illustrandone il percorso didattico.
Il progetto «Dèibambini» nasce nel 2005 come piattaforma d’interazione fra il museo e la scuola. Nei suoi primi dieci anni di vita il progetto ha consentito ai bambini di cimentarsi su temi diversi, con l’obiettivo di accrescere la consapevolezza delle proprie potenzialità e della propria visione interiore e di rafforzare la capacità di interpretare il mondo. Dal 2022, il punto di partenza sono diventate le opere dei bambini del passato. L’idea è di costruire un ponte fra la creatività infantile di ieri e di oggi, attraverso l’esplorazione profonda dei contenuti espressivi che non soltanto interconnettono le culture, ma che sono serviti come straordinaria fonte per il rinnovamento dei linguaggi artistici del Novecento. Un ponte solido e pieno di poesia, per collegare tra di loro le generazioni.