Scroll Top
LA MEMORIA DELLA MODERNITÀ
DISEGNI DI BAMBINI GIAPPONESI DELLA RACCOLTA LEVONI

1 APRILE – 2 LUGLIO 2023
VILLA MALPENSATA – SPAZIO CIELO

Il MUSEC inaugura l’undicesimo appuntamento del ciclo «Dèibambini» con un affascinante progetto ricco di incontri fortuiti, intuizioni, colori e creatività. La sua storia inizia nella primavera del 1997 quando Gloria Levoni, appassionata collezionista e mecenate mantovana, scopre fra le bancarelle del mercatino dell’antiquariato di Fontanellato (Parma) una raccolta di disegni infantili dai formidabili cromatismi. D’acchito, i disegni le ricordano i dipinti di epoca Heian (794-1185) che illustrano la Storia di Genji, il principe splendente, romanzo giapponese dell’XI secolo, allora sul suo comodino. Decide così, di slancio, di acquistare quei disegni pervasi di Oriente: paesaggi, case, giardini e scene di vita quotidiana che la emozionano, echeggiando liricamente le sue letture. È l’inizio di una vicenda ricca di sorprese che porterà, in poco tempo, a capire che si tratta del fragile frammento di un’immensa quantità di opere cancellate dal tempo: circa quattro milioni di disegni realizzati nel 1938 per un concorso fra i bambini (8 – 13 anni) delle scuole dei Paesi dell’Asse – Giappone, Germania e Italia – organizzato dalla Morinaga & Co., una grande industria dolciaria fondata a Tokyo nel 1899. In mostra nello Spazio Maraini cinquanta disegni realizzati con pastelli a olio su carta e tre acquerelli su carta. Arricchiscono l’esposizione curata da Francesco Paolo Campione e Sabrina Camporini, due maschere della Collezione Montgomery di Lugano raffiguranti la testa di un leone [shishi gashira] dalle grandi fauci, con le orecchie e la mandibola mobili, adoperate nelle danze del folklore giapponese. Saranno inoltre esposte una copia del raro volume pubblicato in occasione dell’esposizione temporanea dei disegni infantili del concorso Morinaga, tenutasi a Tokyo alla fine del 1938, e una scultura dell’artista Hayami Shirō (n. 1927), che fu uno dei bambini premiati in quel concorso, divenuto un artista apprezzato e riconosciuto in Giappone. L’opera in terracotta e lacca, realizzata nel 2008, è stata recentemente acquisita da Gloria Levoni, che l’ha messa generosamente a disposizione del MUSEC per la mostra.

Se l’obiettivo sotteso degli educatori giapponesi coinvolti nel concorso Morinaga fu di mostrare il ritratto di un Paese che aveva raggiunto, dopo tre generazioni, la piena «apertura alla civiltà» (bunmei-kaika) preconizzata da Fukuzawa Yukichi (1835-1901), la Raccolta Levoni ci permette di rilevare, forti e chiari, i segni della sopravvivenza della tradizione culturale locale. Agli edifici di stampo occidentale, ai ponti di metallo, alle stazioni di rifornimento e ai pali della luce, fanno da contraltare i giardini, le tegole di ceramica invetriata, le finestre di carta di riso, le case rurali con i tetti di paglia, le pagode, gli stendardi con le carpe per la festa di maggio, le lanterne di pietra e gli onnipresenti cani-leoni guardiani dei templi shintō. I cromatismi, poi, gli stessi dell’ukiyo-e, sono una sorta di elemento identitario che segna la radicata continuità di una certa visione del mondo. L’elemento visivo dominante delle opere della Raccolta Levoni è la presenza di un colore spesso, materico, virato in una molteplicità sorprendente di cromatismi contrastanti: quasi che la gioia innata che caratterizza l’orizzonte creativo dei bambini fra gli otto e i tredici anni avesse trovato un suo mezzo elettivo di espressione. I disegni meravigliano per l’intensità dei pastelli a olio con i quali sono realizzati, e grazie ai quali la percezione dei segni e delle forme si trasforma in un’intima pervasione: il colore vibra e si imprime interiormente, permane e seduce, mettendoci in comunicazione immediata con un universo fenomenico infantile. Il perfezionamento di uno strumento pittorico così efficiente e adatto alle potenzialità espressive dei bambini giapponesi si deve al genio del pittore Yamamoto Kanae (1882-1946), che fu tra i fondatori del movimento modernista Sōsaku-hanga («Stampe creative»). Le sue teorie pedagogiche, ampiamente adottate nelle scuole elementari del tempo, sostenevano l’importanza dell’autoapprendimento creativo, del disegno dal vero en plein air e di un uso massiccio del colore, lasciando al bambino la scelta dell’oggetto della rappresentazione e la massima libertà degli accostamenti cromatici.

Il progetto «Dèibambini» nasce nel 2005 come piattaforma d’interazione fra il museo e la scuola. Nei suoi primi dieci anni di vita il progetto ha consentito ai bambini di cimentarsi su temi diversi, con l’obiettivo di accrescere la consapevolezza delle proprie potenzialità e della propria visione interiore e di rafforzare la capacità di interpretare il mondo. Dal 2022, il punto di partenza sono diventate le opere dei bambini del passato. L’idea è di costruire un ponte fra la creatività infantile di ieri e di oggi, attraverso l’esplorazione profonda dei contenuti espressivi che non soltanto interconnettono le culture, ma che sono serviti come straordinaria fonte per il rinnovamento dei linguaggi artistici del Novecento. Un ponte solido e pieno di poesia, per collegare tra di loro le generazioni.