Espone

 

01 marzo 2021 - 05 settembre 2021, VILLA MALPENSATA

Souvenir du Japon. Cartoline della Collezione Ceschin Pilone (1898-1960)

 

Uno straordinario mosaico di seicento capolavori in miniatura in cui si esprimono la finezza estetica e la maestria tecnica tipiche del Giappone.

Presentate per la prima volta al pubblico, le cartoline esposte sono selezionate a partire delle quasi seimila immagini della Collezione Ceschin Pilone, la più grande d’Europa.

Allestita nello Spazio Maraini al piano terra di Villa Malpensata, l’esposizione «Souvenir du Japon. Cartoline della Collezione Ceschin Pilone (1898-1960)» presenta seicento cartoline, accuratamente selezionate dalla curatrice Moira Luraschi per restituire al visitatore la straordinaria creatività e la raffinatezza esecutiva con cui il Giappone ha elevato la cartolina a vero e proprio genere d’arte.

La Collezione, costituita all’origine da Marco Fagioli, nel 2018 è stata posta in deposito al MUSEC nel 2018 dalla Fondazione Ada Ceschin e Rosanna Pilone, partner di lunga data del MUSEC nel campo della fotografia e dell’arte dell’Oriente.

La straordinaria raccolta rappresenta in modo egregio la molteplicità delle tecniche dei soggetti utilizzati in Giappone negli anni d’oro della cartolina, dai primi del Novecento alla Prima Guerra mondiale, e nei decenni successivi.

Manifesto

Foto gallery

La nascita della cartolina illustrata

La cartolina illustrata odierna deriva dalla cartolina postale, la famosa Correspondenz-Karte, non illustrata, emessa per la prima volta dalla Posta austro-ungarica il 1˚ Ottobre 1869. Trattandosi di una carta pre-affrancata, il cui messaggio era esposto agli occhi di tutti, godeva di una tariffa ridotta, elemento che molto probabilmente ne decretò il successo in tutti i Paesi. All’inizio, l’uso delle cartoline era soltanto interno e la loro produzione prerogativa delle singole amministrazioni postali nazionali. Il Giappone adottò la cartolina postale nel 1873. Con la nascita, nel 1874, dell’Unione Postale Universale, a cui il Giappone aderì tre anni dopo, il Paese passò a un efficiente servizio di posta collegato con il resto del mondo, lasciandosi alle spalle i postini tatuati e vestiti soltanto di un perizoma (hikyaku) i quali, correndo seminudi per le strade, suscitarono la curiosità dei primi occidentali in visita nel Paese.

Nel 1900 il Giappone, così come altre nazioni, liberalizzò la produzione di cartoline illustrate in cui sul verso, ovvero sul lato dell’immagine, trovavano spazio il messaggio e l’affrancatura, mentre sul recto era scritto l’indirizzo. La liberalizzazione della produzione di cartoline portò inevitabilmente a una crescita esponenziale e a una ricerca sempre più accurata e raffinata delle immagini per illustrarle.

Nel 1907 la Posta britannica adottò la cosiddetta cartolina divided back in cui il recto era diviso da una riga verticale posta a 2/3 dello spazio: lo spazio maggiore era riservato per l’affrancatura e l’indirizzo, mentre quello minore per il messaggio. Questa innovazione costituì una vera rivoluzione nella produzione delle cartoline, perché in questo modo un intero lato era a disposizione dell’illustrazione. Tale innovazione fu presto adottata in molti altri Paesi. La contemporanea evoluzione delle tecniche di stampa fece il resto e portò alla produzione di piccoli capolavori in formato cartolina.

Il Giappone in cartolina

Alcuni soggetti delle cartoline giapponesi, sebbene siano ripresi in cartoline prodotte anche in altre parti del mondo, mantengono caratteristiche proprie.

Le serie di cartoline costruite come polittici, da leggersi visivamente alla giapponese da destra a sinistra, riprendono i grandi eventi della storia locale, rappresentati come in un rotolo orizzontale dipinto (emakimono).

I disastri e gli incidenti, in particolare i terremoti per cui il Giappone è tristemente famoso, diventano eventi da immortalare e ricordare in cartolina, secondo una visione ciclica della storia come è quella orientale, in cui il presente diventa passato e potrà ritornare nel futuro. Le cartoline, sebbene volte per lo più a ritrarre gli effetti dei disastri naturali, giocano spesso sulla duplice rappresentazione del «prima» e del «dopo». Non mancano neanche le enfatizzazioni del dramma, come ad esempio le fiamme rossastre tra le macerie dei terremoti, libera interpretazione della scena fatta dello stampatore.

Anche gli avvenimenti politici e militari contemporanei sono visti come parte della storia che si andava costruendo. Le vicende della guerra russo-giapponese del 1904-1905 furono in assoluto le più rappresentate sulle cartoline di allora, e non solo su quelle giapponesi. Questi eventi furono spesso rappresentati in modi anche satirici, con il Giappone personificato da un piccolo soldato che combatte (e vince) contro la poderosa potenza russa. Allo stesso modo, anche la sempre più aggressiva politica di conquista del Giappone in Asia Orientale diventa parte della storia e per questo è celebrata sulle cartoline.

E sempre allo scorrere del tempo, nonché alla tradizione locale delle cartoline di auguri per il Capodanno, fanno riferimento le nenga-ehagaki, le cartoline-calendario, che riprendendo anche la tecnica della xilografia policroma.

Un genere giapponesizzato è quello delle cartoline erotiche, diffuso in Occidente all’inizio del secolo; queste immagini sostituirono le stampe xilografiche di carattere esplicitamente erotico (shunga) diffuse in Giappone dal XVI secolo. Dal momento che le shunga furono ferocemente censurate in quegli anni, le cartoline erotiche, in cui la semi-nudità era «giustificata» dalla volontà di mostrare i costumi locali, diventano gli unici surrogati permessi.

Le tecniche

Arti grafiche e fotografiche

I molteplici materiali e tecniche utilizzati in Giappone per la realizzazione delle cartoline crearono una vera commistione tra elementi locali e stili occidentali.

La lacca (urushi) fu uno dei materiali tradizionali più impiegati per nobilitare le cartoline, impreziosendo dettagli o creando intere immagini più o meno stereotipate, realizzate con un gusto occidentale. La lacca è una linfa trasparente prodotta da un arbusto. Dopo una lunga lavorazione, diventa un liquido brillante di colore scuro stendibile a pennello. Essendo un materiale appiccicoso, la lacca poteva essere mescolata con pigmenti o con polvere d’oro, come in alcune delle cartoline della Collezione.

Accanto a quelle lavorate con un materiale tradizionale come la lacca, vi sono anche cartoline realizzate con colori a olio, tipico materiale prestigioso, ma questa volta della tradizione pittorica occidentale. Nelle cartoline a olio i paesaggi orientali si piegano totalmente, anche nello stile, al gusto occidentale, come piccoli quadretti di un salotto borghese dei primi del Novecento.

Per quanto riguarda le tecniche di realizzazione delle cartoline, quella artigianale locale più diffusa era il chirimen, in cui la carta increspata a mano è stampata con la xilografia policroma. Dall’Occidente furono invece introdotti moderni mezzi di riproduzione fotografica, che permisero di produrre cartoline realizzate con immagini fotografiche incise su legno.

Una maggiore interazione tra stili diversi, nonché una grande libertà sperimentale sono particolarmente visibili in quelle cartoline che giocano nello spazio tra grafica e fotografia, spesso impossibili da classificare come grafiche o fotografiche tout court, cosa che invece è possibile fare con le coeve cartoline prodotte in Occidente. Fotomontaggi, decoupage, collage, compresenza di elementi grafici con fotografie, lavorazioni fatte a mano, stampa a secco, gaufrage, uso di materiali diversi per la rifinitura come la lacca o la mica rendono le cartoline giapponesi piccole opere d’arte, frutto di lavorazioni raffinatissime che non hanno eguali al mondo.

Contemporanea a questa elaborazione artistica è anche una sperimentazione linguistica e politica come l’uso dell’esperanto, documentata da alcune cartoline dell’epoca. Le cartoline diventano davvero espressione di un mondo in cambiamento, in cui linguaggi estetici e comunicativi sono sempre più interconnessi.

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