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28 September 2018 - 20 January 2019, Museo Nazionale Romano, Terme di Diocleziano (Grandi Aule), Roma

Je suis l'autre. Giacometti, Picasso e gli altri. Il Primitivismo nella scultura del Novecento

«Je suis l’autre. Giacometti, Picasso e gli altri. Il Primitivismo nella scultura del Novecento» è nata dalla collaborazione tra il MUSEC, Electa e il Museo Nazionale Romano. Presenta al pubblico 80 opere tra sculture di grandi maestri del Novecento e capolavori di arte etnica e popolare, databili tra il XV e l’inizio del XX secolo, oltre a una selezione di opere precolombiane.

La mostra è a cura di Francesco Paolo Campione con Maria Grazia Messina ed è allestita nelle Grandi Aule alle Terme di Diocleziano (Roma) dal 28 settembre 2018 al 20 gennaio 2019.

Foto gallery

Le opere esposte

 

L’esposizione presenta al pubblico 80 opere: per metà sculture di grandi maestri del Novecento e per metà capolavori di arte etnica.

Le opere d’arte occidentali sono state scelte in modo da far conoscere ai visitatori sia gli indiscussi protagonisti della scultura delle Avanguardie (Picasso, Ernst, Giacometti, Arp, Kirchner, Man Ray), sia una significativa selezione di maestri italiani (tra gli altri: Consagra, Fontana, Manzoni, Pomodoro).

La mostra valorizza poi il contributo delle scultrici che fu, in ambito primitivista, di particolare interesse e valore.

Le opere d’arte etnica sono state scelte per fornire al pubblico una sintesi dei maggiori generi che composero quella sorta di «armamentario primitivista» da cui le élite artistiche e intellettuali del Novecento trassero esempio.

Yipwon

Yipwon, frammento di scultura raffigurante uno spirito ancestrale. Oceania, Melanesia, Nuova Guinea, Sepik, fiume Korewori, Yimar. Prima metà del XIX secolo. © MUSEC, Collezione Brignoni.

Il periodo storico

L’arco cronologico delle opere d’arte moderna in mostra va dal 1900 al 1970 circa, arrestandosi alle soglie della globalizzazione, fenomeno che riduce significativamente, sino progressivamente ad annullarla, la distanza fra i contesti che avevano costituito la polarità culturale in gioco.

Dal punto di vista artistico, tale momento coincide con l’affermazione delle poetiche concettuali e con l’apparire della videoarte.

La maggior parte delle opere è racchiusa nel periodo 1900-1950 che esprime con maggior compiutezza e uniformità i paradigmi tematici in questione.

Le aree tematiche

Kachina

Bambola kachina. America settentrionale, Indiani Pueblo, Hopi e Zuñi. XIX-XX secolo. Zurigo, Völkerkundemuseum der Univeristät Zürich.

Foto: Kathrin Leuenberger.

L’esposizione è concepita come un viaggio all’interno di cinque aree tematiche, che corrispondono ai principali caratteri dell’esplorazione interiore che accomunò gli artisti del Novecento all’arte delle culture da cui presero spunto:

  • L’infanzia dell’essere (la concezione della scultura come atto creativo più ancestrale);
  • La visione e il sogno (l’esplorazione di aree cognitive legate all’inconscio);
  • Il mondo magico (il rapporto fra medium, mito e tecnica);
  • Amore e morte (la dicotomia riguardante le aree concettuali della creazione e della distruzione);
  • Il visibile e l’invisibile (le ricerche sulle aree dell’ambiguo e dell’ignoto).

«L’incontro fatale»

Alla fine dell’Ottocento, l’irruzione sulla scena mondiale delle culture non occidentali produsse, nel campo delle arti, una vera rivoluzione: si estese l’universo delle fonti per gli artisti e crebbe il desiderio di oltrepassare visioni e schemi che il realismo europeo aveva ereditato da quattro secoli di riflessione estetica. Fu un «incontro fatale» che generò una feconda apertura culturale e la prima vera convergenza del mondo nell’arte.

Furono almeno tre le generazioni di artisti che da questo incontro iniziarono un percorso di ricerca nuovo.

Nel volgere di pochi decenni gli aspetti esteriori delle cose furono così travolti dall’irruzione d’inusitati generi d’arte, che non soltanto schematizzavano o deformavano i corpi, sino a renderli irriconoscibili, ma che - componendo insiemi prima ignoti - andavano in qualche modo autonomamente in cerca del proprio significato.

La scultura della prima metà del Novecento dovette combattere tenacemente per affermare che la fedeltà all’apparenza non poteva essere più considerata a priori la misura dell’arte. Fu una liberazione che affrancò per sempre la scultura occidentale dal conformismo della fisionomia.

Ernst

Max Ernst, Mon ami Pierrot, 1971. Lugano, Collezione privata.

Il catalogo

Coperta

Il catalogo dell’esposizione, edito da Electa, è a cura di Francesco Paolo Campione e Maria Grazia Messina.

Comprende numerosi saggi e una ricca antologia sulle «arti primitive» viste dagli artisti e dagli intellettuali del Novecento.

Offre anche un’ampia e documentata visione dei significati e dei valori delle opere in mostra e, più in generale, del tema del Primitivismo nell’arte del XX secolo.

In appendice contiene una «Cronologia del Primitivismo», a cura di Desdemona Ventroni.

Informazioni

Je suis l’autre. Giacometti, Picasso e gli altri. Il Primitivismo nella scultura del Novecento

Roma, Museo Nazionale Romano, Terme di Diocleziano, viale Enrico De Nicola 78

28 settembre 2018 - 20 gennaio 2019

Aperta tutti i giorni dalle 9 alle 19.30 (chiuso il lunedì; la biglietteria chiude alle 18.30)

www.electa.it

www.museonazionaleromano.beniculturali.it